La relazione tra uomo e spazio architettonico e più in particolare fra architettura e neuroscienze, è da tempo al centro di un vivace dibattito scientifico e culturale.
L’abitare non è semplicemente riconducibile alle mura domestiche ma a ciò che all’interno di esse succede.
Spesso dalle abitazioni è possibile cogliere molti dei tratti identitari di una persona: le case sembrano mettere in scena l’immagine che i loro abitanti vogliono comunicare all’esterno.
Essere nella propria abitazione significa in qualche modo riconoscersi e riconoscere se stessi, rispecchiarsi.
Contrapponendosi alla città dove si ritrova quel senso di comunità allargato, entrante, con le molteplici sfumature culturali e personali dell’essere umano, la casa di contro, dimostra il senso più intrinseco di sé.
Comunica i valori della persona che la abita; valori che possono essere di eco-sostenibilità ad esempio, di cura nella scelta dei materiali. La casa diventa l’espressione più autentica del suo autore.
In un’era sempre più dedicata allo sharing che denota una forma di economica dell’accesso piuttosto che del possesso , l’opera dei designer spicca in risalto donando al progetto del committente quel tocco di unicità che permette di distinguere il loro “possesso” da quello degli altri, seppur in un’accezione di “accesso” pluriculturale.
In un’ottica di marketing il consumatore è sempre messo al centro delle strategie di comunicazione e questo è ancora più vero se pensiamo al consumatore che deve arredare la propria casa.
Per sentirsi più sicuri e certi delle loro scelte i consumatori preferiscono affidarsi a varie figure professionali e a diversi canali di reperimento delle informazioni.
Si parte dallo studio di architettura per scendere con l’Interior Designer fino ai social network iscrivendosi ai gruppi di discussione sull’arredamento dove il consumatore può confrontarsi con i suoi pari.
Spostando il fulcro dell’analisi verso la persona stessa che sta scegliendo come trasformare la sua casa si rende evidente che oltre a comunicare i propri valori verso la comunità-“mondo” si parla anche di comunicazione dei propri valori intrinsechi. Abitare una casa significa scegliere di circondarsi di oggetti che fanno stare bene: in pace con i sensi, in pace con il mondo che ci permettono di esternare le nostre emozioni.
Chi è quindi il professionista dell’abitare? L’architetto diventa colui che fa da mediatore fra il mondo del design e quello cognitivo comportamentale del soggetto.
L’architetto è quella figura che trasforma l’ideale in reale.
Si parla oggi della “psicologia dell’abitare” come quella branchia delle neuroscienze divenuta sempre di più fonte di studio da parti di tutti gli attori del settore per rendere sempre più breve il percorso cerebrale dall’idea all’azione.
L’obiettivo infine è quello di creare per il consumatore uno spazio che gli faccia creare memoria, dimostrare il suo status, che muti contemporaneamente con le fasi della vita, delle esperienze.